di Claudio Barbato (Gruppo Grotte “Trevisiol” di Vicenza)
Tratto da Le Piccole Dolomiti, 46-47, 1976.
Erano mesi che ci si preparava a questo nuovo campo interno e, al solito, ci troviamo all’ingresso della grotta stracarichi di materiale; sono le 7 di venerdì 25 aprile.
Occorrono 5 ore per arrivare alla prima Sala dei Tufi che abbiamo scelto come campo base per la nostra attività e, mentre Maurizio, Sandro e Mario iniziano la costruzione e la sistemazione del bivacco, Beppe, Massimo ed io raggiungiamo Sala Settembre 74, limite estremo dove eravamo arrivati nelle spedizioni precedenti.
Nonostante le nostre ricerche, non riusciamo a trovare un passaggio che ci permetta di superare la frana che blocca il ramo attivo, e siamo costretti a desistere.
Rivolgiamo, allora, la nostra attenzione ad un ramo laterale, dove eravamo bloccati precedentemente da una strettoia.
Questa volta riusciamo, sia pure a fatica, a passare ed avanziamo in un tortuoso e stretto meandro abbellito da fantastiche concrezioni bianchissime. La soddisfazione che sentiamo nell’essere i primi è, senza dubbio, impagabile.
Superando altre strettoie e salti in arrampicata, avanziamo per circa 100 m. poi, a corto di carburo e di materiale, decidiamo di rientrare. Siamo quasi arrivati quando Beppe, nel tentativo di superare una profonda marmitta troppo larga per le sue gambe, ci casca dentro. Da parte mia penso che sia il momento meno adatto per mettersi a fare del nuoto; così, in qualche modo, lo ripesco e lo tiro fuori.
Nella Sala dei Tufi il telo di nylon del bivacco riflette la luce delle nostre lampade acquistando un’aria spettrale, ma non c’è da aver paura perché dentro ci sono i nostri 3 soci che velocemente buttiamo fuori dai sacchi a pelo belli caldi: adesso tocca a loro.
Partono subito per completare l’esplorazione ed il rilievo del ramo che abbiamo appena scoperto ma, dopo un paio d’ore Mario è già di ritorno: nonostante ce l’abbia messa tutta non è riuscito a superare la prima strettoia ed ora, ancora duramente provato dalla galoppata di venerdì mattina, non se la sente di continuare.
Sandro e Maurizio riescono a proseguire ancora per qualche decina di metri, fermandosi di fronte ad una ennesima cattivissima strettoia semi ostruita da concrezioni.
Tornando indietro, aiutandosi con il palo da scalata, raggiungono un ramo alto che, purtroppo, si chiude dopo qualche metro.
Il tempo passa in maniera incredibilmente veloce, e sono già le 8 del mattino di sabato quando i due ritornano al bivacco.
Mangiamo un boccone assieme, le solite cose: minestrina, carne in scatola, cioccolato e del the caldo.
Dobbiamo ora completare l’esplorazione del Pettine, una zona fossile a pochi passi dal bivacco, costituita da una serie di cunicoli che si sviluppano in tre livelli sovrapposti, comunicanti tra di loro con vari pozzetti.
Con Massimo e Beppe parto per un nuovo «turno».
Ci inoltriamo in un cunicolo estremamente concrezionato, lasciando pezzi delle tute sulle «manine» strappatutto; aiutandoci con il palo da scalata raggiungiamo un cunicolo alto, poi un lungo e vizioso zig-zag, un paio di passaggi in roccia, una strettoia ed arriviamo su di una finestra naturale che si affaccia su un ampio cunicolo.
Siamo convinti di aver trovato qualcosa di nuovo e ci affrettiamo a piantare un chiodo a pressione: naturalmente il fioretto si spezza, e così «inventiamo» un attacco per le scale.
Scesi per una decina di metri ci accorgiamo della burla: siamo ritornati nel cunicolo di prima.
Questo giro vizioso ci ha fatto perdere un sacco di tempo, controlliamo qualche piccola diramazione laterale e rientriamo al bivacco.
Ancora una volta buttiamo fuori dai sacchi a pelo quelli che hanno già dormito, e noi restiamo a goderci il caldo, dopo aver battuto i denti per tante ore.
Maurizio e Sandro, dopo aver completato il rilievo dei nuovi cunicoli stanno armeggiando per disostruire una strettoia, quando sentono delle grida: immediatamente tornano indietro e, nel labirinto di cunicoletti, saltini e strettoie, riescono a rintracciare PierAngelo ed Alfeo nelle vicinanze del ramo attivo.
Un caloroso saluto, poi le novità: fuori piove a dirotto e, conoscendo il pericolo di rimanere bloccati per dei giorni, dato che molti passaggi sifonano, decidiamo di sospendere il campo.
Al bivacco ci affrettiamo ad imballare il materiale e partiamo per il lungo viaggio di ritorno: ad una ad una lasciamo alle nostre spalle: Sala Snoopy, Ghellini, Pasa, Sala della Scritta.
Alle 4 del mattino di domenica siamo fuori: il tempo è sereno, ma all’interno il livello dell’acqua si è già innalzato di qualche cm. e adesso non vorrei essere dentro per tutto l’oro del mondo.
Siamo rimasti in grotta per 45 ore, con la soddisfazione di avere arricchito il bagaglio delle nostre conoscenze in questa cavità.
Hanno partecipato alla spedizione: Claudio Barbato, Beppe Nassi, Mario Balestrin, Sandro Vicario, Massimo Canevarolo, Maurizio Da Meda, Piero Spiller Del G.G. Trevisiol ed Alfeo Tonellotto dello S.C. Proteo.