Realizzazione di un bivacco fisso al “BUSO DELLA RANA”
di Paolo Boscato
L’idea di costruire un bivacco fisso al «Buso della Rana» nacque all’incirca un anno fa, quando iniziammo il rilevamento e l’esplorazione del Ramo Nero, scoperto nell’ottobre del 1971 nei rami nuovi, rivelatosi di esplorazione in esplorazione oltremodo impegnativo e pericoloso. Per poter effettuare spedizioni in cui il duro e prolungato sforzo della marcia d’avvicinamento alle zone inesplorate fosse compensato da un discreto numero di ore lavorative, fummo costretti ad organizzare uscite della durata di 16, 18 ore, rivelatesi però abbastanza faticose date le condizioni di estremo disagio in cui dovevamo operare, senza poter fare affidamento su adeguate soste.
Una spedizione compiuta nell’aprile di quest’anno e durata 48 ore per poco non ebbe tristi conseguenze a causa di improvvise piogge che ingrossarono i corsi interni compromettendoci, fortunatamente in modo lieve, la possibilità di uscire dal Ramo Nero. Come si può immaginare, la necessità di poter disporre di una base con sacchi a pelo, vestiti asciutti, cibo e materiale vario in una zona molto avanzata della grotta fu particolarmente sentita dai componenti il nostro gruppo al punto che la proposta di costruire un bivacco fisso venne avallata senza difficoltà.
Si passò subito (eravamo nel luglio di quest’anno) a stendere a tavolino il progetto di un bivacco «su misura» ed a preparare i pezzi da montare poi all’interno.
Nel frattempo, Giangi, Maurizio e Gigi, nel corso di una spedizione, individuarono il luogo adatto per la costruzione ed iniziarono a spianare l’accidentato pavimento: lavoro rivelatosi molto faticoso. Il luogo prescelto fu Sala Snoopy, scoperta nell’ottobre 1971 nel corso di una fortunata spedizione e situata proprio all’imbocco del «Ramo Nero». Questa sala presenta un notevole dislivello dal punto in cui vi si accede al corso dell’acqua, ragion per cui l’installazione del bivacco nella zona alta può considerarsi senza dubbio al sicuro da eventuali piene.
La scelta per la costruzione del bivacco fu limitata a materiali leggeri, di minimo ingombro e di assoluta resistenza all’umidità, per motivi che anche chi non è esperto di speleologia può immaginare. Quando tutti i pezzi furono preparati (la prova generale di montaggio avvenne nel giardino di Enrico in un caldo pomeriggio) ci demmo da fare per organizzare una spedizione di quattro giorni, da trascorrere interamente all’interno, durante la quale dovevamo costruire il bivacco, documentare con fotografie i rami nuovi e continuare l’esplorazione della cavità.
La data di partenza fu fissata per il 21 luglio e proprio la mattina di quel giorno, come convenuto, fummo in sei all’entrata della grotta carichi da non dire tra materiale personale e pezzi di bivacco.
Non mi dilungo nel descrivere il faticoso incedere nei cunicoli della Rana fatto di continui passamano là dove il singolo non riusciva a trascinare il pesante fardello. Il primo obiettivo, il raggiungimento di Sala Snoopy, fu realizzato, e là continuammo a spianare il pavimento e a costruire due massicciate lunghe quattro metri e alte uno. Quando il lavoro più faticoso fu finito, verso le due di notte, iniziammo il montaggio vero e proprio del bivacco, rivelatosi oltremodo semplice e privo di problemi. Fissati al suolo i tre pali portanti in alluminio, alti circa due metri, avvitammo alla sommità d’ognuno un profilato d’alluminio, largo 5 cm. e lungo 4 metri e mezzo, piegato a semicerchio e fissato sulle due massicciate. I tre archi così ottenuti vennero uniti ed ancorati da un altro profilato di alluminio e da cordino di nylon. Alla fine stendemmo sullo scheletro tre teli di nylon uniti da nastro adesivo e risvoltati sul pavimento. All’interno ponemmo due amache ancorate trasversalmente alle due massicciate e una cuccetta in polistirolo espanso. Verso le tre di notte il lavoro fu ultimato e Giangi, Eva e Sergio ebbero l’onore dell’inaugurazione.
Alle 8 di mattina per Enrico, Franco e il sottoscritto, tornati da una breve esplorazione, non ci fu niente di meglio dei sacchi a pelo tenuti caldi dagli amici che intanto si accingevano a scattare fotografie per poi uscire dalla grotta nel pomeriggio. Enrico, Franco ed io, rimasti nel bivacco, assaporammo il sonno della «notte eterna» conciliato dalla stanchezza accumulata in 24 ore di lavoro senza sosta e interrotto ogni tanto dal fragore delle acque che aumentava laggiù nella sala, segno che all’esterno imperversavano violenti temporali. Il bivacco in sostanza si rivelò più che confortevole. L’umidità condensando sulle pareti, diminuì sensibilmente e la temperatura crebbe di 4-5 gradi. Purtroppo, nei restanti due giorni, il livello dell’acqua si mantenne su livelli preoccupanti (da come ci venne poi comunicato, all’esterno imperversava in continuazione il maltempo) e l’unica nostra attività fu di scattare una serie di diapositive nella zona adiacente il bivacco, non potendoci avventurare nel Ramo Nero per evidenti motivi di sicurezza. Sebbene dal lato esplorativo, per ragioni non dipendenti dalla nostra volontà, la spedizione non dette grandi risultati, resta il principale obiettivo raggiunto con la messa in funzione del bivacco, sicuro punto di appoggio in vista delle prossime spedizioni.
Per concludere, ritengo doveroso citare i nomi degli amici che contribuirono con il loro insostituibile aiuto alla costruzione del bivacco, primo fra tutti Enrico Gleria, ideatore dell’opera e poi il fratello Giangi Boscato, Maurizio Da Meda, Eva e Sergio Degli Adalberti, Franco Farronato e Gigi Oboe.
1973 Costruzione del bivacco a Sala Snoopy