Storia di una scoperta speleologica
Di GRUPPO GROTTE “TREVISIOL”Articolo tratto da “Le Piccole Dolomiti”, 7 (2), 14-16, 1969.
Fu durante una delle settimanali riunioni del Gruppo Grotte che Alberto osservando la pianta del Buso della Rana accennò a nuove possibilità di poter forse proseguire oltre il Ramo Attivo di Destra. Andrea con il suo entusiasmo, fece tesoro di questa osservazione e lanciò per primo l’idea di effettuare una spedizione per tentare di poter proseguire in questo ramo poco visitato. Pareva impossibile che la cavità avesse ancora delle sorprese, dopo la sua accurata esplorazione e con i 4000 metri rilevati. Ma eccoci dopo poco, alla prima mattina del 5 gennaio 1969, all’ingresso del Buso della Rana, ben equipaggiati e pronti ad una nuova spedizione. Il freddo ed i nervosi preparativi hanno affievolito le speranze di un successo e silenziosi i sette esploratori G. Appoggi, A. Broglio, P. Pretto, G. Quaglia, A. Rigobello, A. Galla e P. Spiller iniziano l’entrata nella sempre maestosa cavità.
Il livello dell’acqua è piuttosto sopra la media, ma si prosegue spediti con l’acqua sopra il ginocchio. Dopo il primo sifone, si supera il laghetto e si procede veloci fino alla Sala della Scritta. È questo un ampio vano così chiamato per alcune vecchie scritte che risalgono ad oltre trent’anni fa e costituisce praticamente la parte terminale finora nota del Ramo di Destra.
Una breve sosta per una energetica colazione, si dà uno sguardo alla pianta, si ricaricano le lampade ad acetilene ed in cinque dopo aver un po’ alleggerito l’equipaggiamento, si procede lasciando gli altri due con compiti di rilevazione di queste sale terminali e con indicazioni precauzionali in caso di ritardo. In un quarto d’ora arriva alla Sala Antoniazzi dove una piccola targa ricorda lo esploratore Antoniazzi di Malo che per primo 35 anni fa era giunto sin qui. A questo punto l’entusiasmo iniziale, con la bagnata subita, va lentamente spegnendosi. Osserviamo con cura ogni fessura e ci sparpagliamo da ogni parte, ci guardiamo dubbiosi ed ognuno fa capire chiaramente che le possibilità di poter proseguire sono quasi mille. Andrea non si da per vinto, scostando dei massi sul pavimento scorge una fessura e si cala in un piccolo pozzo, chiama i compagni e dice che sulla destra si diparte un piccolo cunicolo; L’orgasmo fa accorrere tutti ed uno alla volta ci si inoltra in questo stretto passaggio fra massi di crollo. Ci infiliamo strisciando con molta cautela per non provocare qualche pericolosa frana e col fiato sospeso e col cuore che batte forte procediamo lentamente in questo labirinto che disorienta in maniera sconcertante, ci conforta una leggera corrente d’aria che in grotta da sempre a sperare in bene. Finalmente dopo alcuni metri sbuchiamo in una vasta sala di una trentina di metri (Sala Pasa, ndw), possiamo tirare il fiato e scambiare le prime entusiasmanti impressioni. Il salone è imponente tutto cosparso di enormi massi di crollo, la prosecuzione è trovata, è impossibile che tutto finisca qui. Ci portiamo nella parte opposta dova troviamo un passaggio allegato, vediamo che si può proseguire ed immersi fino al petto ci sottoponiamo a questo nuovo bagno, superiamo il sifone e continuiamo poi per circa un centinaio di metri fino a che il ramo si biforca. Si pone il quesito di quale via prendere, facciamo una breve sosta e notiamo che il tempo è velocemente trascorso, Alberto prudentemente consiglia di accontentarci di essere arrivati sin qui e la continuazione è rimandata ad una prossima spedizione. Siamo tutti soddisfatti e dopo alcune osservazioni e lasciati punti di riferimento, riprendiamo la via del ritorno che sarà lenta e difficoltosa e il passaggio fra i massi di crollo ci farà perdere molto tempo per orientarci e per il pericolo di frana.
Finalmente seppur bagnati, laceri, infangati e stanchi, ritroviamo gli amici e comunichiamo la felice scoperta. Il ritorno dopo una breve sosta è dei più allegri, tutti non facciamo che parlare del nuovo ramo, delle possibili continuazioni, della sua lunghezza e stanchi ma soddisfatti usciamo dalla grotta che è già notte.
Quindici giorni dopo siamo nuovamente pronti per la seconda spedizione e dividendoci in due squadre possiamo esplorare ben m. 1000, facendo rilevazioni geo-morfologiche e iniziando il rilevamento di questo nuovo ramo. Numerose sono le magnifiche concrezioni che ornano i vari rami laterali ed i fotografi in condizioni disagevoli, riescono a documentare queste bellezze meravigliose per finezza ed imponenza.
Il Buso della Rana con questa nuova scoperta è assurto ancor più ad un notevole interesse nazionale, dovrebbe essere la terza grotta d’Italia per la sua lunghezza. Il nostro Gruppo Grotte che da oltre 35 anni ha dedicato numerose spedizioni ha l’onore di essere quello che l’ha maggiormente resa nota e illustrata ed ha contribuito con il vecchio Gruppo Grotte di cui era a capo lo scomparso G. Trevisiol, alla stesura del rilievo completo.