di Stefano “Lillo” Panizzon, Gruppo Speleologi CAI Malo
Tratto da Speleologia Veneta vol. n° 20 – 2012
I quattordici passi dal sogno
Nell’Aprile del 2004 più di venti persone portano in Risatela i materiali per l’armatura della galleria, perché dello scavo di un tunnel effettivamente di tratta. Il cunicolo viene creato seguendo la parete di roccia sulla sinistra togliendo i sassi sulla destra e con l’utilizzo di tubi Innocenti e lamiere metalliche si avanza in totale sicurezza.
II 19 Marzo 2006 la prima prova ARVA fornisce un valore di 28 metri, che la mancanza di un riscontro non permette di verificare. Negli anni seguenti lo scavo prosegue con la forte determinazione del GSM, infatti nel GGS comincia a farsi strada la possibilità di by-passare la frana seguendo una frattura
verticale chiamata “il Caminetto” che si apre alcuni metri prima della frana.
Le forze vengono così a dividersi su due fronti: il GSM impegnato nella frana sotto e il GGS nel caminetto sopra.
Il 12 Agosto 2006 viene fatta una ulteriore prova ARVA che ci darà un risultato di 14 metri che vengono effettivamente confermati dai metri fatti di scavo.
Si prosegue ancora di qualche altro metro fino a sbattere contro la parete rocciosa. Ci si abbassa creando un pozzetto di 3 metri arrestandoci nuovamente contro la roccia viva.
A questo punto anche nel GSM viene meno la volontà e la forza di proseguire questa improba opera.
La svolta finale
Era da un po’ che mi rodeva in testa questo tarlo…
E venne il 2011. Da un desiderio mai sopito di vedere come poteva andare a finire, decidiamo di fare un ulteriore prova ARVA: infatti era stata una mancanza quella di non avere fatto dopo il 2006, un ulteriore verifica per vedere a che punto eravamo arrivati alla fine dello scavo.
A metà giugno organizziamo la prova. Vista la possibilità di avere strumenti diversi rispetto a un tempo, facciamo vari test con varie marche. La prassi è sempre la stessa: ci accordiamo per un orario, dal lato Rana mettiamo in trasmissione e dal lato Pisatela mettono in ricezione provando a spostarsi per capire dove sia il punto buono e, utilizzando gli apparecchi di nuova generazione, si cerca di capire anche quale sia la direzione giusta. Almeno mezz’ora di prova per essere sicuri di “beccarsi” visto che non c’è nessuna maniera di comunicare se non battendo forte sulla roccia con il martello in una sorta di botta e risposta ovattato dal calcare.
Al rendez-vous fuori grotta dopo la prova chiedo alla squadra “sopra” e allora? Rispondono con uno sconsolato “solo tredici metri” visto che fra tredici e quattordici c’è ben poca differenza… Molto bene ribatto io da “sotto”: “dei massi facilmente asportabili non mi hanno permesso di arrivare nel punto estremo, più avanti di almeno altri 3 metri!”.
Da questa buona notizia comincia a risvegliarsi in gruppo la voglia di vedere veramente come poteva andare a finire. Il problema era dove riprendere lo scavo dal lato Pisatela che avevamo abbandonato nei primi mesi del 2007. Non solo a causa dell’entusiasmo logorato da un duro lavoro, ma soprattutto dal fatto che la parete di sinistra che avevamo seguito ci aveva tagliato la strada e dopo aver tentato la via verso il basso, dopo tre metri, ancora roccia ci sbarrava la strada.
Il fatto era che dal lato destro avevamo già messo in sicurezza con tubi e morsetti una frana che nella parte finale risulta essere molto instabile e pericolosa e quindi l’idea di stuzzicarla ancora ci aveva fermato.
Qui nasce l’idea che si rivelerà essere vincente: avanzare verso la Rana seguendo la direzione a volte incerta dell’ARVA, cercando di creare un varco nella linea di mezzo tra la roccia e la frana in modo da poter tenerne più facilmente sotto controllo i movimenti a volte “irriverenti”.
Inizia così timidamente una nuova campagna di scavo molto spesso su roccia viva, che comincia a guadagnare decimetri preziosi, in barba alla faccia meravigliata di alcuni che con discorsi d’inaspettata etica di dubbia provenienza, dissentono questa azione. Ma questo è un altro discorso.
Nel frattempo però ci facciamo anche distrarre da un camino di circa venti metri che si trova poco prima della frana della Pisatela dal lato sinistro. Risalito anni addietro dal GGS termina su strettoia sul soffitto in cui l’aria che vi transita ha lo stesso comportamento di quella della frana. Dopo alcune uscite di scavo abbastanza pericolose sulla testa del camino, troviamo però una via che sale ancora e sembra allontanarsi. Capiamo che la strada non è quella e ci rassegniamo a continuare l’improbo scavo della frana.
Avanziamo ancora un po’ e quindi altra prova ARVA: dieci metri ci dirà lo strumento. Il numero ci conforta anche se la direzione indicata sembra fare le bizze: per la prima volta abbiamo provato a cambiare in ricezione e trasmissione sia sopra che sotto ma la freccia a volte sembra portarci fuori strada.
Ci rendiamo conto che ci stiamo avvicinando e che ci saranno sicuramente tre quattro metri di dislivello che ci separano, ma comunque vista la difficoltà del lavoro siamo sempre molto cauti nel trarre conclusioni affrettate.
Nel frattempo conoscendo esperienze fatte in altre giunzioni aiutate dall’ARVA in cui lo strumento sembra restituire un risultato spesso superiore alla realtà, decidiamo di capirci qualcosa.
Armati di cordella metrica, bussola, clinometro e ARVA facciamo varie prove sia all’esterno che in alcune gallerie militari presenti nel Faedo: sia a vista che attraverso il calcare i vari apparecchi falsano la misura in eccesso di circa il 15/20 per cento. Questa importante conferma ci gasa non poco. Per quanto riguarda invece la direzione, senza entrare nello specifico, i più informati sapranno che le onde radio degli ARVA hanno un andamento ellittico ed in base all’allineamento delle antenne degli stessi possono dare dei risultati più o meno affidabili.
Per il momento, non capendo come orientare la lettura causa l’impossibilità di comunicare tra sopra e sotto, il discorso direzione ci lascia un po’ perplessi.
Nel frattempo però l’aria forte sembra preferire sempre più la via nuova intrapresa visto che prima la maggior parte di essa passava tra i massi in un posto inavvicinabile.
Intanto l’entusiasmo cresce ed i minatori aumentano nel GSM.
La prova del primo di Ottobre sarà quella che decreterà che la separazione fisica delle due grotte avrà i giorni contati.
Per la prima volta dopo numerosi tentativi vani con varie ricetrasmittenti, avviene il primo contatto radio. Finalmente per la squadra “sotto” non c’è più la sensazione di essere isolata oltre le zone sifonanti che portano all’Ultima Spiaggia. Infatti il limite estremo dal lato Rana è dentro ad una specie di geode le cui pareti però sono fatte dai massi instabili di questa gigantesca frana, che con avidità stagionale aspira o soffia aria dal soffitto inquietante. La gioia incontenibile esplode in urla e imprecazioni capaci quasi di bucare la roccia.
Inoltre potendo comunicare riusciamo ad orientare gli strumenti e a misurare un incredibile 7,6 metri! Questa volta non ci ferma nessuno!
Arriva novembre ed in occasione del raduno internazionale di Speleologia di Negrar dove presentiamo lo stato dei lavori in corso, si riuniscono alla causa gli amici del GGS.
Il 14 gennaio 2012 partiamo ancora più agguerriti, forti anche di nuove braccia e maggiori ausili persuasori.
L’11 febbraio avviene forse la prima vera giunzione: il primo contatto vocale tra i due fronti ed un incredibile 3,6 metri. L’emozione intima di quel momento credo resterà per molti dei presenti ineguagliabile.
Le operazioni di scavo si susseguono a ritmo serrato, sia durante la settimana sia durante i week-end, grazie anche ad un periodo atipicamente secco che dura oramai da mesi ed è cosi che alle ore 00.35 del 14 febbraio cade l’ultimo sasso che ci fa vedere la Rana.
Sabato 17 per la prima volta i gruppi di Malo e Schio vanno all’Ultima Spiaggia passando dalla Pisatela. Il GSM con il GGS ha realizzato il sogno di decenni di speleologi vicentini e veneti raggiungendo l’obiettivo di trovare il secondo ingresso del Buso della Rana.
Il Complesso Buso della Rana – Buso della Pisatela di quasi 40 km di sviluppo può sicuramente regalare alle generazioni future di speleologi nuove sorprese e soprattutto grandi emozioni come quelle vissute dal GSM e GGS in questo inizio di 2012.