IL GIORNALE DI VICENZA
Ora il Buso della Rana è un logo protetto dal FAI
di Giancarlo Marchetto
E così tra i luoghi del cuore sono entrate anche le viscere! Battuta che nasce scontata nel prendere atto che il FAI, Fondo italiano per l’ambiente – benemerita associazione che proprio quest’anno celebra il trentennale dalla fondazione – ha fatto propria la preoccupazione di alcuni cittadini sensibili circa la tutela naturalistica inserendo il Buso della RANA, grotta attiva che per oltre 26 km serpeggia all’interno dell’altopiano Faedo-Casaron, nella lista dei “Luoghi del Cuore”.
Grazie al 2° censimento Fai dei “Luoghi da non dimenticare”, operazione condotta in simbiosi con Banca Intesa e il quotidiano La Repubblica, da quest’anno – con lettera a firma del direttore generale del Fai Marco Magnifico – il Buso della RANA è entrato a far parte dei beni naturalistici sui quali porre la massima attenzione nella tutela.
La campagna del Fai “I luoghi del cuore” porta ad un censimento per salvare tante bellezze storiche, artistiche, naturalistiche del nostro paese che rischiano di scomparire. Al Fai il compito di amplificare la voce dei cittadini che hanno espresso la propria preoccupazione sulla sorte del luogo da tutelare, chiamando in causa i sindaci e relative soprintendenze regionali affinché tali ricchezze siano adeguatamente tutelate e salvaguardate.
Il passo successivo sarà quello di uno studio approfondito e la successiva catalogazione al fine di permettere agli esperti di indicare le iniziative da intraprendere ed i vincoli da introdurre per la difesa del sito.
Il Buso della RANA, proprio per le proprie caratteristiche di grotta percorsa dall’omonimo corso d’acqua, attira un grande numero di visitatori soprattutto perché non presenta pericoli nell’esplorazione e perché è estremamente gratificante il paesaggio ipogeo interno.
Già negli anni ’70 i gruppi speleologici vicentini avevano concordato il monitoraggio ed il contenimento delle visite attraverso la costruzione di un cancello interno, successivamente la grotta è diventata campo d’azione per speleologi e neofiti di ogni parte d’Italia e dall’estero. Sono almeno 10 mila visitatori l’anno, questa la stima per difetto, quanti entrano nella cavità carsica maladense.
Gli effetti di tale intensa frequentazione sono l’abbandono di una grande quantità di rifiuti, in particolare il carburo esausto, estremamente inquinante, ed i tanti atti vandalici a danno delle concrezioni e dell’ambiente ipogeo.
Il Fai è al 3° posto tra le fondazioni private che si occupano del patrimonio storico e naturalistico in Europa, secondo solo al National Trust inglese e a quello scozzese.
Nota del webmaster:
Andando a spulciare fra i risultati delle segnalazioni sul sito del FAI, la notizia si sgonfia clamorosamente quando si scopre che il Buso della Rana ha ricevuto BEN una (SOLO UNA!) segnalazione.