Ramo Trevisiol
Descrizione breve
Autore del testo: Alberto Broglio (1955) – Gruppo Grotte “G. Trevisiol” CAI Vicenza – Le Alpi Venete, XV: 71-72 (tratto da Speleologia Veneta vol.4 anno 1996)
Questo ramo, dedicato alla memoria di Gastone Trevisiol dal Gruppo Grotte CAI di Vicenza, fu individuato dal prof. A. Pasa in febbraio. Questo ramo, uno fra i più vasti e i più belli della Rana, fu percorso per la prima volta da cinque fortunati speleologi il 25 aprile 1955.
Esso si stacca dal Ramo Principale sulla sinistra idrografica del Corridoio delle Stalattiti, a circa 700 metri dall’Ingresso. Un angusto passaggio di un paio di metri immette in una galleria di erosione percorsa da un rivo che forma in tre punti dei laghetti facilmente guadabili. Dopo un centinaio di metri questa galleria, che nell’ultimo tratto presenta un suggestivo complesso di stalattiti e stalagmiti, si allarga improvvisamente a formare l’ampia Sala dei due Rami, così denominata per la presenza di due diramazioni laterali lunghe ognuna una sessantina di metri (una delle quali porta al Ramo Messico). Oltre la Sala dei due Rami riprende la galleria, che tosto presenta a destra uno stretto caratteristico cunicolo di erosione e quindi una stanza sul cui fondo scende fra belle concrezioni un colatoio. Questa galleria porta alla Sala della Medusa, così denominata dalla concrezione che si nota subito sulla sinistra. Una ripida china conduce sotto due alti camini che aprendosi al centro di questa sala, si perdono verso l’alto. Sulla destra una galleria laterale convoglia il piccolo corso d’acqua proveniente da un tormentato ramo di un centinaio di metri che si trova dopo la Sala della Medusa. Questo tratto è caratteristico per la presenza in più punti di una doppia galleria; quella inferiore più angusta ma dal fondo più regolare, sul quale scorre il solito rivo; quella superiore, causata per lo più da crolli, che permette un più agevole passaggio.
Dopo una caratteristica curva in cui si riuniscono galleria inferiore e superiore sopra un laghetto incavato in un blocco di basalto, la galleria prosegue mentre da alcuni camini sulla sinistra scendono imponenti ampie colate stalagmiti che. Più avanti la galleria si biforca in due punti ma tosto si riunisce: si arriva così alla Sala della Frana, ampio vano così denominato per la presenza di una notevole frana sulla sua sinistra. In più punti di questa Sala si possono ammirare delle candide concrezioni.
Una strettoia orizzontale riporta in una galleria (alto camino a destra); dopo una cinquantina di metri, altra strettoia. La galleria riprende poi con una caratteristica stretta curva di 140° fino ad allargarsi notevolmente in un vano cosparso da mastodontici massi. Qui è necessario inerpicarsi per uno degli stretti passaggi che permettono di superare questi blocchi; meno pericoloso è lo stretto cunicolo che sale ripido sulla sinistra.
Oltre questi blocchi continua regolare la galleria per un altro centinaio di metri fino alla Sala della Targa, ampio vano sul cui fondo, sotto una parete mirabilmente concrezionata, è stata posta dagli scopritori una targa ricordo. Dei vari cunicoli che si dipartono dalla Sala della Targa, uno solo, particolarmente basso, sulla sinistra, permette di proseguire ancora. Esso conduce dopo una decina di metri assai faticosi in una bella sala concrezionata, sul cui fondo si staccano due rami entrambi attivi; quello di destra continua per un’altra sessantina di metri, un po’ meno quello di sinistra. Ma queste parti terminali non sono state ancora completamente esplorate per le difficoltà del passaggio. Dalla Sala della Targa parte poi il verticale Ramo Giacomelli.
L’andamento generale del ramo, salvo il primo tratto, in cui esso punta verso NO, è analogo a quello del Ramo Principale: dalla Sala della Medusa fino alla Sala della Frana, andamento SO, poi O. Il rilevamento altimetrico ci dice che il nuovo ramo si innalza più che il Ramo Principale. Mentre l’Androne Terminale di quest’ultimo si trova a quota 470 circa, la Sala della Targa dovrebbe trovarsi a quota 500. Le parti terminali del Ramo Trevisiol vengono a trovarsi immediatamente sotto alle parti più basse del Bosco dei Maistri, situato sull’Altipiano del Monte Casaron; questo bosco, come del resto tutta la zona circostante, presenta un grande numero di doline (oltre un centinaio) che verosimilmente alimentano i rivi d’acqua che scorrono nel Buso della Rana.
Descrizione dettagliata:
tratta da “IL BUSO DELLA RANA (40 V – VI)”, anno 1960
di Aldo ALLEGRANZI – Giorgio BARTOLOMEI – Alberto BROGLIO – Angelo PASA, Alberto RIGOBELLO – Sandro RUFFO, Gruppo Grotte Massalongo, Verona – Gruppo Grotte Trevisiol, Vicenza – Gruppo Grotte SAT, Trento – Gruppo Grotte Schio
N.B. le note fra parentesi si riferiscono a precisi punti del rilievo del 1960
Il Ramo Trevisiol si stacca dal Ramo Principale sulla destra del Corridoio delle Stalattiti. Esso si presenta come un’alta fessura predisposta in diaclasi, quali completamente chiusa in basso da una lama di calcare in disfacimento che lascia uno stretto pertugio a sinistra del quale discende il ruscello. Superata la strettoia si procede in lieve salita fra pareti debolmente concrezionate da veli calcitici alterati all’inizio, poi freschi. Sul lato destro si notano tracce di diaclasi e si giunge rapidamente al primo laghetto, piccola pozza d’acqua di forma rotondeggiante profonda una cinquantina di cm; il filo della corrente trasporta del ghiaino fluitato. Sul lato sinistro si ha uno specchio di faglia; il pavimento è occupato da blocchi di distacco che fanno ristagnare le acque nel corridoio; altri blocchi sono incastrati tra le pareti a vari metri dal suolo. Si accentua la salita. Il ramo ascende a gradini con tracce di marmitte sventrate. Le pareti sono scabre; il fondo è inciso a tratti per pochi cm. dal filo d’acqua; vi sono ciottoli di basalto e di calcare. Si perviene così al secondo laghetto (82) più ampio del precedente profondo dai 50 ai 70 cm che presenta ai bordi un terrazzino in roccia che permette facile superamento sulla sinistra. Più avanti la fessura si presenta terrazzata a metà della sua altezza e si osserva sulla sinistra uno specchio di faglia; poi il corridoio si restringe fino ad una curva di 90″ a sinistra. Qui la sezione passa a forma elissoidale, la volta si abbassa presentando notevoli concrezioni. Subito dopo sul fondo appare il basalto che da origine a un salto selettivo di circa un metro (83), ai piedi del quale si delinea una fessura normale alla galleria, originata da disfacimento delle rocce di alterazione della zona di contatto tra calcare-basalto.
Superato questo salto, si nota alla volta qualche stretto cunicolo di apporto e marmittine di degradazione e sulla destra un deposito di riempimento argilloso terrazzato e parzialmente ricoperto da concrezioni. Qui il corridoio presenta una sezione rotondeggiante sottoescavata da un ampio truogolo e sculture alveolari ai fianchi. Dopo un’ampia curva, in cui riaffiora il basalto notevolmente alterato, sulla destra si estende un ampio deposito argilloso inciso (84). Si perviene così alla Sala dei Due Rami. La Sala dei Due Rami è un ampio cavernone a sezione elissoidale coricata il cui fondo, di basalto alveolare notevolmente inciso e alterato (affiorante a destra) è coperto da grandi massi di distacco. A metà cavernone si aprono due rami laterali.
A sinistra il Ramo del Guano (86) è debolmente attivo, ha uno sviluppo di circa 60 metri; in notevole salita con sezione rotondeggiante prima, poi ha complicate strutture ricavate in fasci di diaclasi e tra massi di crollo. Termina con un camino a pareti argillose, alla base del quale, per una stretta fessura, esce l’acqua (87).
A destra il Cunicolo Morto, che aprendosi alcuni metri più in alto del fondo del cavernone, sotto un alto camino (85), continua per una sessantina di metri in fessura ricoperta di argilla per poi continuare nel Ramo Messico che conduce verso i rami Ponticelli, Congiungimento e Verde (ndw).
Verso la fine della Sala dei due rami, un fascio di faglie con direzione Nord-Sud stabilisce un abbassamento a gradoni della volta (88). La galleria prosegue secondo l’andamento delle faglie con la volta bassa e lasciando a destra uno stretto cunicolo.
Il cunicolo dei Due Cidi (89) ha sezione triangolare con ai lati due cercini erosivi e depositi di ciottoli calcarei e basaltici profondamente concrezionati ricoperti dai residui di un riempimento argilloso.
Ai lati piccoli cunicoli di apporto, sculture alveolari e marmittine di evorsione sono elaborati da un velo d’acqua sempre scorrente.
Il ramo principale prosegue con sezioni elissoidali coricate; il soffitto è dapprima lisciato, poi con solchi a margini taglienti secondo il senso della corrente, riempiti da argille secche. Concrezioni di forma corallina si staccano dalle pareti. Il calcare sulla destra è alterato. Superiormente al condotto attivo, sulla destra; vecchie morfologie a fessura con riempimenti di massi di crollo e di depositi argillosi secchi, proseguono fino a ricongiungersi alla antisala del Colatoio. La sezione diventa qui trapezoidale a volta alta con lato destro a specchio di faglia; il fondo occupato da massi di distacco. In questa zona c’è un arrivo da destra (ndw).
Il secondo arrivo da destra è il rametto GGS84, esplorato nel 1984, ma rilevato solo nel 2014 dal GGT.
Alla Saletta del Colatoio (90) si perviene attraverso una bassa fessura. Da un alto cunicolo un filo d’acqua sempre scorrente ha formato delle caratteristiche concrezioni di gronda ricadenti su di una pozza d’acqua con veli calcarei sia galleggianti sul pelo dell’acqua, sia deposti sul fondo assieme a ghiaino fluitato. Uno scomodo passaggio (91), sulla sinistra dell’antisala del colatoio, immette nel Salone dei due Camini, ampia cavità di crollo limitata da grandi diaclasi, a volta altissima con due enormi camini, sulla destra (92) il torrente scorre inciso tra il basalto e il calcare. Il pavimento del salone è ingombro da enorme quantità di detrito argilloso secco che si risale con notevole pendenza; in corrispondenza ai due camini presenta due notevoli depressioni (93) sulle quali si scarica lo stillicidio dei camini. Verso la parte terminale della cavità, in corrispondenza ad un fascio di faglie orientate NW-SE (94), il cumulo detritico si abbassa. Si ridiscende quindi una breve china proseguendo poi lungo una stretta galleria a sezione rettangolare sul cui fondo il torrentello incide il basalto. Sul lato destro una grande quantità di detrito si appoggia alla parete determinata da uno specchio di faglia. Più avanti alcuni massi incastrati nelle pareti formano un ponte di una decina di metri, superato il quale, si perviene ad una curva a gomito (95) il cui fondo sottoescavato nel basalto è occupato da un laghetto profondo un metro; sulla sinistra scende un’ampia colata stalagmitica. Con passaggio difficile si risale per un cunicolo di erosione lungo una decina di metri in ascesa, sulle cui pareti si osservano delle concrezioni alterate.
Il cunicolo si allarga poi presentando sulla sinistra un alto camino dal quale discende una magnifica colata stalagmitica (96). Sulla destra si ha uno specchio di faglia.
Segue ora una galleria a sezione rettangolare con grande faglia sulla sinistra (97); l’acqua scorre sotto i massi incastrati. Si raggiunge un bivio; da un sifone esce il rigagnolo sulla sinistra. Si prosegue girando a destra, risalendo un cunicolo con suolo stalagmitico (98) e con pareti tappezzate da concrezioni a manina, raggiungendo una breve galleria a sezione rettangolare. Indi si ridiscende per uno stretto pertugio sul Ramo Attivo, che si presenta a sezione triangolare con ciottoli sul fondo. Si arriva alla complessa Sala della Frana occupata da potenti blocchi alterati e ricoperti da argille secche. Il ruscello scorre in basso sul lato destro, incidendo i basalti del fondo; esso fuoriesce nella sala da un basso passaggio difficilmente percorribile. Si supera il salone camminando nella parte alta, osservando al centro un vasto duomo di crollo originato dall’incrociarsi di alcune faglie. In questa sezione sulla sinistra si apre una galleria riempita da detrito. Al fondo la sala prosegue in un cunicolo di erosione, stretto, terrazzato, con pavimento argilloso, lungo una decina di metri, che termina in un sistema di diaclasi poco allargate dall’azione erosiva.
A destra della parte terminare della sala, un disagevole passaggio fra basse testate di strato concrezionate, permette di raggiungere il ramo attivo (99). Sulla destra alla base di un piccolo camino (100) si apre uno stretto cunicolo di scarso apporto idrico. Il ramo principale prosegue con sezione elissoidale coricata incidendo i basalti fino ad una nuova strozzatura (102); il ruscello scorre in basso, mentre si può passare, pur con difficoltà, attraverso una fessura orizzontale con stalattiti. Sulla sinistra un ampio distacco (101) ha messo in luce una faglia parallela alla galleria. Si prosegue, superata la strettoia, in leggera ascesa, in un tratto a sezione elissoidale con pavimento basaltico occupato dal ruscello scorrente tra i ciottoli.
Sulla sinistra si stacca un ramo ascendente determinato da una faglia con direzione Est-Ovest, ampiamente ricoperta da concrezioni a velo. Questo ramo dopo una ventina di metri è completamente ostruito dai blocchi.
Il ramo principale prosegue formando una caratteristica stretta curva a S in un fascio di diaclasi dove la galleria presenta sezione trapezoidale fino a pervenire alla Sala dei massi incastrati, lunga galleria dì crollo che si risale per un passaggio quasi invisibile sulla sinistra, rimontando sui blocchi calcarei a spigoli vivi. Oltre questi la galleria prosegue con depositi clastici ai lati, incisi dal ruscello; si osserva sulla sinistra il cunicolo di apporto attivo e si perviene ad un bivio. Il condotto sinistro più alto è molto concrezionato, si passa più comodamente sulla sua sinistra per giungere alla Sala della Targa. Questa è una vasta complessa cavità di crollo il cui pavimento è occupato quasi totalmente da enormi massi di distacco; verso la parte terminale si elevano alti camini dalle pareti ampiamente concrezionate; sul lato destro invece, da una stretta fessura, scende un debole stillicidio che si raccoglie in un ruscello incidente il deposito argilloso addossato alla parete.
Sulla sinistra un basso sifone a fessura orizzontale dal quale esce il ruscello principale dà difficile accesso ad una sala il cui soffitto, dai 50 cm del sifone, si alza gradualmente fino a tre metri presentando in alcuni punti belle stalattiti. A sinistra si aprono delle impraticabili fessure; in fondo si aprono invece due cunicoli di erosione.
Il cunicolo che si apre sulla sinistra è percorribile solo fra grandi difficoltà. Esso è terrazzato rispetto alla sala; ha sezione elissoidale ad asse verticale e fondo a ciottoli levigati; è in leggera salita, con pareti a lame calcaree. Ad una decina di metri del suo inizio si stacca un diverticolo più elevato, ampiamente concrezionato, che ruotando in senso inverso all’andamento della grotta, immette nella parte alta della sala attraverso strettissime fessure. Il cunicolo è stato percorso per altri dieci metri oltre il diverticolo e sembra allargarsi poi in cavità più vaste.
L’altro cunicolo che si apre qualche metro più a destra del precedente, è anch’esso terrazzato, ed è stato percorso per una sessantina di metri, pure fra notevoli difficoltà. Il cunicolo è in continua ascesa; presenta una sezione elissoidale, pareti a sculture alveolari e lame di calcare, con pochi ciottoli levigati sul fondo; è percorso da un tenue rivo. Dopo varie curve si perviene ad una cavità modesta sottostante ad un alto camino fusoide; da una fessura difficilmente percorribile, ad un’altezza di 5 metri, scende lo stillicidio che dà origine al rivo principale del Ramo Trevisiol.
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