Ramo Spalmer
Testo di Sandro Sedran, Gruppo Speleologi CAI Malo
Il tratto terminale del Ramo del Camino dell’Eco termina su una conoide di frana che risale verso nord fino a chiudersi nella frana finale. Pochi metri prima di essa, la galleria intercetta una diaclasi ortogonale che a destra chiude subito, mentre a sinistra si apre il passaggio tra i blocchi scoperto da Davide, sedicenne neo-corsista, nel 2007.
La galleria “malagevole”, lunga 60m in direzione ovest, mantiene le caratteristiche tipiche delle condotte della Rana che ti obbligano ad un impegno fisico costante: alternanza di tratti in cui camminare eretti con altri da strisciare, aggiramento di blocchi rocciosi, piccoli traversi e qui, come se non bastasse, un fangaccio melmoso che ha suggerito il nome “Ramo Spalmer”. Questo tratto arriva fino ad una zona di crollo forzata e successivamente allargata. Poco oltre si trova una sala incentrata su un pozzo-camino, profondo circa 15m ed alto una ventina, da cui partono tre diramazioni.
Quella più comoda inizia da un enorme blocco roccioso a picco sul pozzo e si dirige verso nord con una bellissima condotta dalla volta a semibotte che ricorda gli acquedotti romani. Poi le dimensioni si riducono a due condotte sovrapposte, molto basse e larghe circa un metro, che ogni tanto si riuniscono per terminare, dopo decine di metri su un pozzo di circa 10 m. Dopo una strettoia seguono tre pozzi, P25 P5 e P20, per trovare l’ennesima frana che chiude e da cui proviene un forte vento.
Tutta questa zona a monte dei pozzi è costituita da un reticolo di piccole condotte anastomizzate (incroci perpendicolari) di origine freatica e riempite successivamente da depositi argillosi. In questa zona si trova una galleria più ampia, dal fondo piatto, con alcune pareti completamente rivestite di cristallizzazioni di gesso, alcune geminate a punta di lancia, con pure un bellissimo fiore.
Ritornati al pozzo-camino, un traverso consente d’imboccare la galleria che va nella direzione opposta che si dirige verso sud su un P15 a cui segue un meandro di 8 metri e poi, in sequenza, un P25 ed un P20 che chiude in frana. Sopra quest’ultimo pozzo c’è un giro d’aria su cui bisogna indagare in modo più approfondito. Il cunicolo concrezionato che si si trova prima del P15 è un meandro ventoso lungo una cinquantina di metri e con molto fango; oltre una strettoia la strada è sbarrata da una frana instabile in cui tutta l’aria fila verso l’alto.