Ramo Nero
tratta da “Contributo alla conoscenza del carsismo dell’altipiano Faedo-Casaron in relazione ai sistemi ipogei del rio Rana e del torrente Poscola” di ENRICO GLERIA – DARIO ZAMPIERI , Gruppo grotte ” G. Trevisiol ” C.A.I. Vicenza, 1978
N.B. le note fra parentesi si riferiscono a precisi punti del rilievo del 1975
All’estremità NW della Sala Snoopy una galleria con fondo ciotoloso invasa dall’acqua solo durante le piene immette nel Ramo Nero, che si sviluppa inizialmente con direzione generale E-W. Il ramo diventa presto ristretto in un tratto con acque profonde e pareti annerite da patine manganesifere (240). Più avanti la galleria procede per un’ottantina di metri a laminatoio, bassa e larga, a tratti con fondo in roccia vulcanica. Segue una grande sala di crollo (Sala Nera –
241) con enormi banconi di roccia sul fondo, che termina contro una estesa superficie di faglia trasversale all’asse della galleria. Al di là di una strettoia il ramo attivo prosegue con notevoli dimensioni, che diventano ancora maggiori in corrispondenza di altre faglie trasversali. Alla sommità di una grossa frana (246) entro cui si infiltra il corso d’acqua, si apre una vasta sala (Sala dei Cani – 247) con notevole ammasso detritico. Anche in questo ambiente la frana è a ridosso di una superficie di faglia trasversale. Il ramo prosegue con sezione a laminatoio (248) completamente invaso dall’acqua durante le piene, poi il soffitto si alza. Nuovi crolli creano ambienti più vasti e irregolari, poi, in corrispondenza di una cascata, l’asse della galleria ruota improvvisamente da NW verso SW (249). Lungo la parete destra costituita di un liscione di faglia (250) uno stretto passaggio conduce ad un nuovo vasto ambiente (Sala Machu-Picchu).
Un ambiente superiore si sviluppa con ripetuti saliscendi mentre il torrente scorre a un livello più basso praticabile solo in brevi tratti. Questo continua con un percorso tortuoso in una stretta condotta aggirabile per una comoda galleria superiore (Pettine – 256), che si ricongiunge al ramo attivo dove si allarga nuovamente (260) riprendendo la direzione E-W. Si entra così in un vano scavato alla base nella roccia vulcanica e con una cascata che precipita dal ramo attivo pensile (la Sala dei Tufi – 261). La sala comunica tramite due vie con un ambiente superiore (265) che ripete le stesse forme (2a Sala dei Tufi). Una è interrotta da un profondo bacino d’acqua circolare (Lago d’Ops), probabilmente una marmitta approfonditasi eccezionalmente nei tufi, l’altra percorre il ramo attivo sopra la cascata. Due gallerie pensili proseguono oltre la seconda sala, una attiva e l’altra fossile, di più grandi dimensioni, terminando entrambe contro una grande frana. Al di là dei blocchi si apre un nuovo grande vano (Sala Settembre – 268) che termina con una parete costituita da uno specchio di faglia. Lo stretto ramo attivo, situato alla sinistra della faglia, è intasato dopo una trentina di metri da dei crolli che si superano risalendo lo scavo in frana. Ora il ramo si presenta ampio e comodo con alcuni camini.
A destra si stacca la deviazione per la Sala della Foglia dove una grande faglia impedisce ogni prosecuzione sia verso l’alto che nel basso ed allagato cunicolo Nifargus.
Il ramo attivo prosegue lungo basse condotte freatiche allagate, alcune parallele tra di loro, ed alterna larghi laminatoi che intercettano alti camini. Qui sarebbe necessario l’uso della muta. Si giunge quindi al sifone, a destra, ed al suo stretto e lungo by-pass che consentono di giungere nella Saletta Ultima Spiaggia dove sono visibili i lavori di contenimento della frana che proviene dalla Pisatela.
Sulla parete della sala è ben visibile la piccola targa arancione posta nel 1998 da Lanaro e Da Meda quando giunsero qui per il rilievo ed esplorazione della zona. A monte, sopra dei ciotoli cementati e sospesi da terra, c’è il passaggio verso la Pisatela.
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