Ramo delle Cascate
Autore del testo: Sandro Sedran
Si abbandona il ramo Principale di Sinistra in corrispondenza di un ammasso di grandi blocchi crollati, ma non è possibile passare a livello dell’acqua e bisogna fare dei passaggi aerei un po’ esposti. Il più brutto di questi può essere evitato salendo sulla colata che immette nell’omonimo ramo per poi gattonare subito verso sinistra, in leggera discesa, su un basso passaggio.
La galleria inizialmente si presenta stretta e altissima. La direzione generale del ramo è S-SW, parallela a quella del ramo Principale di Sinistra e del Ramo Trevisiol. Il fondo è un truogolo ristretto con marmitte parzialmente riempite di ciotoli calcarei e basaltici. Poco più avanti il soffitto si abbassa e si giunge alla deviazione che sale al Ramo Fossile di Sinistra. Da questo punto in poi si procede sempre a gattoni sul fondo del ruscello con marmitte e superfici a scallops. La larghezza del ramo raramente è superiore al metro ed ogni tanto si trova qualche tratto più alto dove far riposare le ginocchia. Spesso compaiono sulle pareti abbondanti concrezioni stalattitiche.
In corrispondenza della prima cascata si apre una saletta scavata in parte nel basalto compatto. La risalita del salto di circa 3m è agevolato da una corda a nodi (ottime condizioni nov-2022). Si lascia una ristretta diramazione sulla destra ed il ramo continua ristretto e terrazzato con abbondanti concrezioni fino alla saletta della seconda cascata, anche questa con fondo basaltico. Da qui in poi serie ravvicinate di cascatelle evidenziano la tipica morfologia dei gradini di erosione regressiva. Dopo una serie di curve a 90° si giunge nell’alta saletta della terza cascata. La condotta perde la forma di alta e stretta per diventare una sorta di tubo fratico. Un paio di curve a destra e ci si trova a strisciare a fianco di una lama di roccia (parzialmente demolita dagli esploratori) costituita da numerosi strati di calcite sovrapposti. Poco più avanti il ramo termina con un sifone impraticabile.
Tutte le foto in bianco e nero sono di Enrico Gleria e si riferiscono al periodo delle prime esplorazioni del 1970
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