La grotta, aperta al contatto fra le Calcareniti di Castelgomberto ed il basalto, è la risorgente attiva del torrente Rana e raccoglie le acque dell’Altopiano del Faedo-Casaròn.
Un altro corso d’acqua interno, che ha solo contatti di troppo pieno con il torrente Rana, raccoglie le acque dei rami dell’area NW e alimenta tutta una serie di sorgenti poste alla base del monte verso l’abitato di Monte di Malo (per maggiori dettagli in merito vedi lo Studio IdroGeologico).
Contrariamente a quanto il nome della cavità faccia pensare, in estate non si ode nessun gracidìo del simpatico anfibio, ma il termine di origine cimbra “roan”, che significa più o meno parete rocciosa (dal
maestoso ingresso della grotta), è stato italianizzato distorcendolo in “rana”.
Il primitivo Ramo Principale si sviluppa per circa 1800 metri ed è forse il ramo più frequentato da visitatori occasionali e da gruppi accompagnati in visita alla grotta, per il fatto che, oltre a non presentare particolari difficoltà, offre tutta una gamma di fenomeni interessantissimi che danno modo a tutti di godere veramente della visita di una cavità naturale.
Lungo il percorso si incontrano le morfologie più disparate che vanno dal maestoso ingresso modellato dall’azione termoclastica al Sifone in cui è necessario strisciare per qualche metro sulla nuda roccia, dalla ferrata aerea sul Laghetto di Caronte, alle grandi gallerie graviclastiche che conducono al Trivio, dalle nude gallerie vadose che si incontrano prima della Cascata, alla forra detta Corridoio delle Stalattiti che, oltre ad essere ornata di pregevoli concrezioni mostra tutta una serie di splendidi meandri, di marmitte dalle fogge più varie, di banchi corallini messi a nudo dallo scorrere impetuoso delle acque.
Proseguendo si passa dall’enorme vuoto del Salone della Lavina al gioiello di Sala della Vigna, dalle condotte in cui risalta il contatto con il letto di basalto, alla gloria dei grandi fusoidi del tratto terminale. Una meraviglia che può essere resa più preziosa dall’osservazione attenta dei Niphargus trasparenti che guizzano nelle polle di acqua limpida, dal fortunato ritrovamento di piccoli o grandi denti di Squalodonte, dalla raccolta di diaspri e calcedoni, in un ambiente reso vivo dal mormorio del corso d’acqua sotterraneo che quasi sempre accompagna il visitatore.
Sulla destra idrografica del Ramo Principale si stacca l’Inghiottitoio del Trivio, stretto cunicolo assorbente, percorso, per una trentina di metri proibitivi, da soci del Gruppo Grotte Schio CAI, il quale convoglia le acque di magra del torrente sotterraneo fino ad una sorgente perenne che sgorga in prossimità della contrada Marchiori.
Sempre sulla destra idrografica confluiscono nel Ramo Principale, il Ramo del Pantano e il Ramo dei Salti. Il Ramo del Pantano, interessato da notevoli depositi di riempimento di natura argillosa, presenta una notevole colonia invernale di chirotteri e le sue sabbie sono famosissime per il ritrovamento di
fossili.
Il Ramo dei Salti, seppure di dimensioni abbastanza modeste, è uno dei rami più interessanti per gli
appassionati delle risalite e per gli strettissimi meandri incisi nella roccia viva dal rigagnolo che percorre tutto il ramo. Dopo una serie di splendidi gradoni di roccia si raggiunge un altissimo fusoide dalla sommità del quale si penetra in una grande sala seguita da una ulteriore serie di camini.
Sulla sinistra idrografica del Ramo Principale si sviluppa praticamente tutto il Buso della Rana attuale; infatti, procedendo dall’ingresso, incontriamo subito il Ramo Destro dell’Ingresso che rappresenta lo sfioratore di troppo pieno delle acque che scorrono nei rami della zona NW. Questo ramo è interrotto da sifoni e si esaurisce dopo un centinaio di metri in strettissime fessure dalle quali esce l’acqua.
Procedendo nel Ramo Principale si incontra il Cunicolo dei Fontanazzi, galleria ovoidale ascendente, ampliata verso lo sbocco da fenomeni di corrosione per miscela d’acque, la quale, dopo qualche metro, intercetta uno stretto cunicolo verticale in comunicazione con il Ramo Destro dell’Ingresso.
Raggiunta la Sala del Trivio, prendendo a destra si percorre il Ramo delle Marmitte, bella galleria a sezione ellittica con il pavimento occupato da un profondo laghetto superato il quale si incontra tutta una serie di grandi marmitte. Avanzando si raggiunge il Ramo dell’Argilla che mostra uno splendido esempio di galleria freatica evoluta in fase vadosa a canale di scorrimento a pelo libero in cui sono perfettamente osservabili i livelli di approfondimento successivi. Un bivio sulla destra in alto immette nel Ramo dei Ponticelli, bella galleria a sezione ovoidale, con canale di scorrimento in regime vadoso, che immette nel Ramo dei Sabbioni e Ramo Verde, scoperti ed esplorati dal Club Speleologico Proteo.
Procedendo nel Ramo dell’Argilla si raggiunge un secondo bivio che, a destra, immette nel Ramo Morto mentre ancora a sinistra, superato un ripido scivolo argilloso, porta alla Sala da Pranzo e di qui al Labirinto che torna a immettersi nel Ramo Principale attraverso un dedalo di gallerie con sbocchi a
diverse altezze.
Procedendo lungo il Ramo Principale, alla Cascata, e precisamente dal laghetto che si estende sulla
sinistra idrografica, con un basso passaggio, si può penetrare nel Ramo Attivo di Destra collegato con una delle parti più estese dei rami nuovi della grotta. Superata la Cascata e percorso parte del Corridoio delle Stalattiti, sulla destra si incontra il Ramo Trevisiol, raggiungibile con una breve e area arrampicata per superare una serie di grandi blocchi incastrati nella galleria (più veloce e meno complicato il passaggio a pelo d’acqua sotto i blocchi). Questo ramo presenta per alcuni tratti morfologie simili a quelle che si possono ammirare nel restante tratto del Ramo Principale, salvo che, nella zona mediana, presenta tutta una serie di grandiosi camini, oggetto di acrobatiche risalite che hanno portato alla scoperta di importanti congiunzioni con gallerie dell’area NW della grotta attraverso il Ramo Fossile di Sinistra.
Altri camini del tratto finale, costituiscono il Ramo dedicato a Luigi Giacomelli, eclettico speleologo e scalatore trentino, caduto durante l’apertura di una nuova via di roccia sul Gruppo del Brenta. Dalla Sala dei Due Rami, sulla sinistra idrografica, si stacca il Ramo Mexico, frutto di una mastodontica disostruzione portata a termine all’estremità del Cunicolo Morto sulle tracce di una debole corrente d’aria. Questo ramo, con una serie di passaggi abbastanza faticosi, permette di raggiungere la Sala del Ballatoio, punto di collegamento fra il Ramo dei Ponticelli e il Ramo Verde. Sempre dalla Sala dei Due Rami, sulla destra idrografica si stacca il Cunicolo del Guano.
A questo punto per cercare di mantenere una certa organicità in questa che vuol essere una sintesi estrema di una grotta che si estende oggi per circa 25 Km ritorniamo al Ramo Morto che si stacca sulla destra dell’anello Sala del Trivio-Labirinto. Seguendo il Ramo Morto, così chiamato per la scarsa circolazione idrica che in esso si svolge, almeno in periodi di magra, si deve superare un acrobatico saliscendi fra un caos di massi incastrati a diverse altezze fino a sboccare in un grande salone, superato il quale si imbocca una galleria che termina terrazzata sul Ramo Attivo di Destra, percorso dal torrente che si getta nel Ramo Principale all’altezza della Cascata. Seguendo il Ramo Attivo si procede lungo una bella galleria con il fondo spesso occupato da profondi laghetti fino ad una cascata che sembra sbarrare il cammino. Risalendo uno stretto cunicolo franoso, che si stacca sul lato sinistro, si penetra nella Sala della Scritta, famosa perché raggiunta dai primi esploratori della grotta nel 1933. La parete destra della sala è costituita da uno specchio di faglia sul quale campeggiano alcune scritte ormai divenute storiche.
All’estremità Ovest della sala si cala fra i massi fino a raggiungere il letto del torrente che si deve seguire ancora per un tratto fino a superare una serie di passaggi fra enormi blocchi incastrati attraverso i quali si raggiunge l’ampia Sala Pasa, immensa cavità interessata da grandiosi fenomeni graviclastici. I passaggi di ingresso alla sala, forzati dagli speleologi del CAI di Vicenza, hanno consentito l’esplorazione dei Rami delle Colate, delle Cascate e dei Basalti, nonché l’enorme Ramo della Faglia e il Ramo Nero che costituiscono un complesso di circa 8 Km di gallerie.
Superata comunque Sala Pasa, attraverso stretti laminatoi orizzontali, si lascia sul lato sinistro l’ingresso
ai Rami delle Colate, delle Cascate e dei Basalti (o Principale di Sinistra) e ci si immette in una galleria alquanto ingombra di massi che consentono di avanzare solo a prezzo dinotevoli acrobazie lungo ripidi scivoli argillosi e su placche viscide.
Dopo questo saliscendi piuttosto “impestato”, lungo il quale sono in corso esplorazioni alquanto impegnative (Ramo dei Camini), si raggiunge Sala Ghellini, altra sala di notevoli dimensioni sempre di origine graviclastica; qui si deve imboccare un’ampia galleria a saliscendi che si stacca sulla destra e, attraverso un passaggio chiave, in alto, armato con una corda, si può raggiungere una galleria
in diaclasi che ad un certo punto viene sdoppiata da una sottile lama rocciosa.
Prendendo a sinistra si raggiunge il Ramo della Faglia mentre prendendo a destra si raggiunge Sala Snoopy, dove si può ancora ammirare il bivacco allestito dai primi esploratori impegnati nella scoperta e rilevamento di quei rami grandiosi.
La galleria in diaclasi che conduce al Ramo della Faglia mantiene per un lungo tratto una sezione stretta e allungata in senso verticale, tanto che si è spesso costretti ad avanzare su di un fianco. Moltissimi sono i cunicoli e le fessure che si staccano dalla galleria principale, tanto che per percorrere il Ramo della Faglia è utile la presenza di qualcuno che conosca la via. Tutto il ramo è interessato da un diffuso fenomeno concrezionale in cui primeggiano le manifestazioni coralloidi; non mancano comunque suggestive colate parietali, stalattiti, vaschette incrostanti ed anche alcuni gours di particolare bellezza. È certo comunque che l’emozione più forte si riceve sboccando nell’immensa Sala della Faglia in cui il movimento tettonico di immane potenza è percepibile fisicamente. La parete sinistra infatti, è costituita da un gigantesco specchio di faglia lungo centocinquanta metri sul quale si notano le tracce dello
scorrimento longitudinale che ha fuso e cristallizzato uno strato di roccia.
Il pavimento della sala è costituito da un immenso ammasso di materiale litoclastico incoerente, forato da alcuni ampi pozzi subcircolari profondi parecchi metri che sono frutto della azione chimica e meccanica operata da alcuni arrivi d’acqua dalla volta. Nel tratto terminale della sala sono presenti abbondanti fenomeni concrezionali di singolare bellezza. Più avanti il ramo riprende il suo andamento
molto frastagliato e si divide in parecchi rami anche ascendenti. In quella che sembra essere la galleria principale sono presenti marmitte del diametro di qualche metro, mute testimoni di corsi d’acqua un tempo impetuosi ed ora forse scorrenti a livelli più bassi.
Nel tratto di ramo che precede la Sala della Faglia si staccano parecchi cunicoli e fessure che, con percorsi estremamente impegnativi, conducono verso Sala Snoopy. Sala Snoopy è una enorme sala con il pavimento costituito da una gigantesca conoide di materiale litoclastico incoerente che, verso Nord, degrada fino al torrente proveniente dal Ramo Nero.
Questo ramo, che deve il suo nome alla presenza pressoché costante del letto di basalto, è percorso da un bel torrente che ha un suo corso sotterraneo indipendente da quello dei vecchi rami della “Rana” classica con la quale entra in contatto solo attraverso rami sfioratori di troppo pieno in occasione di piene eccezionali.
Il Ramo Nero è caratterizzato da passaggi aerei su limpidi laghetti, da laminatoi che costringono a
interminabili avanzate carponi tentando di schivare profonde pozze d’acqua, da enormi gallerie sormontate da altissimi camini il cui soffitto sembra perdersi nel nulla, da bellissime condotte disseminate di massi immensi che impegnano in sali-scendi acrobatici, da cascate di acqua scrosciante che si spezza in mille rivoli. La cosa più spettacolare che si possa ammirare in questo ramo resta
forse una marmitta, che si apre poco oltre la 2° Sala dei Tufi, perfettamente circolare, 8 metri di diametro per 10 metri di profondità, ricolma di acqua limpidissima.
Questo ramo si diffonde in una miriade di rametti laterali e la sua esplorazione è ancora lungi dall’essere
conclusa tanto più che sembra essere l’unico ramo che supera nettamente il solco vallivo della Valle delle Lore posta all’estremità Nord Occidentale dell’altopiano del Faedo-Casaròn.
Dal tratto “a valle” del Ramo Nero, nella cosiddetta Zona Peep è iniziata poi l’esplorazione del Ramo Nord, condotta dagli speleologi del CAI di Malo, che ha portato alla scoperta di tutto un vasto reticolo
di gallerie le quali rappresentano il punto più “esterno” di tutto il complesso carsico della “Rana”.
Tutta la grotta è particolarmente interessante dal lato faunistico. Per un descrizione più approfondita rimandiamo alla bibliografia esistente.
tratta da “Dimensione Buio” di L. Busellato e G.G.Schio