Ramo Schio
Il Ramo Schio parte dal lago dello Stargate e finisce nella frana che separa la Pisatela dal Buso della Rana. Questo ramo non fu scoperto subito perchè il livello dello Stargate era molto più alto e nascondeva lo stretto passaggio sommerso da cui l’acqua usciva dal lago. In effetti qualche domanda gli esploratori se l’erano fatta: allo Stargate confluisce l’acqua dal Ramo Giacobbi e quella proveniente dal Ramo a Sud, dopo essere passata sotto la frana della Sala dell’Orda: da qualche parte doveva pur andare!
Uno volta scoperto il passaggio, vennero fatti dei lavori di sbancamento a valle che consentirono di abbassare il livello del lago e poter transitare nella fessura allagata con l’acqua fino al petto. Per non bagnarsi, gli speleologi scledensi indossavano degli stivaloni da pescatore a monte del lago e se li toglievano dalla parte opposta.
Con le piene, lo Stargate può anche sifonare completamente ed è ancora visibile sulla sinistra il rudimentale, ma efficace, strumento di misurazione del livello massimo dell’acqua.
Oggi, per accedere la Ramo Schio, si by-passa lo Stargate per una galleria, da percorrere carponi, che consente di giungere dalla parte opposta senza bagnarsi. Questa galleria è stata interamente scavata perchè in origine era completamente occlusa da fango e detriti.
Dalla parte opposta (punto 10 del rilievo) abbiamo a sinistra lo Stargate e, dalle sue rive, parte un ulteriore by-pass del lago che consente di accedere dall’alto al Ramo Giacobbi anche nel caso il passaggio fosse sifonato.
Proseguendo verso valle l’acqua si fa strada tra i massi in un restringimento discendente della sezione, con il soffitto che si abbassa sempre più fino ad un laminatoio allagato superabile a sinistra. Questo passaggio può venire completamente sommerso durante le piene e può essere aggirato tramite la deviazione dell’Anello.
Si risale un accumulo sabbioso e si entra quindi nel più grande ambiente del sistema Rana-Pisatela: la Sala delle Mogli. Si resta impressionati dalle dimensioni di questo vuoto, nonostante le moderne illuminazioni a led consentano di vedere quasi tutto, al contrario degli esploratori che, con le loro luci a carburo, vagavano nel buio di questi ampi spazi.
Il corso d’acqua si tiene sulla destra; a sinistra, dietro un primo accumulo detritico, si trova il passaggio dell’Anello. Sopra il secondo più grande accumulo, si trova una corda che conduce ad un camino che chiude in un tentativo esplorativo fallito.
Sul lato destro, dopo una liscia parete, si apre uno altissimo slargo occupato dalla conoide dei detriti crollati dal soffitto.
Il corso d’acqua sbatte sulla parete di faglia (punto 12 del rilievo) che delimita la sala a valle e devia quindi verso destra perdendosi in alcune fessure sul pavimento ingombro di sassi e blocchi rocciosi. Nel punto 12 gli speleologi di Malo hanno intrapreso uno scavo nella frana percorrendo per un tratto quello che doveva essere un antico assorbimento dell’acqua.
In corrispondenza di una curva a sinistra, troviamo alla nostra destra un camino con abbondante stillicidio. La condotta prosegue abbassandosi repentinamente entrando nel Laminatoio costringendo a camminare carponi e quasi strisciare sui sassi fino ad arrivare sulle sponde del Lago Lungo alimentato da sinistra dall’acqua assorbita poco prima in Sala delle Mogli.
La condotta del Lago Lungo si mantiene sempre molto bassa e larga costringendo ad avanzare piegati in avanti a 90° cercando di restare sul lato destro dove l’acqua è più bassa. E’ evidente che anche questo luogo viene completamente allagato durante le piene e la schiuma sul soffitto ce lo ricorda spesso.
Un franamento fa da sponda al lago in corrispondenza del bivio per il Ramo del Contorsionista e costringe ad infilarsi tra i blocchi di roccia in leggera discesa. Dopo uno scalino parte a sinistra il Ramo Carnevale mentre l’acqua prosegue per una bellissima galleria erosa e meandreggiante con laghetti fino all’anticamera della Sala della F-Rana.
A sinistra si trova un camino che chiude in fessure impraticabili (in cui si è tentato di by-passare la frana dall’alto). In alto a destra, si trova un altro misuratore del livello dell’acqua: con le piene, la frana non riesce a smaltire tutta l’acqua che arriva e si forma un lago che riempie tutto fino a tracimare nella finestra in alto ed andare nella sala dello scavo. Oltre il misuratore parte l’altro lato del Ramo del Contorsionista (punto 14 del rilievo).
Di fronte a noi l’acqua sparisce nel sottosuolo con l’imbocco protetto da guard-rail per impedire che accumuli di detriti possano ostruirlo e dirottare l’acqua nella sala dello scavo in frana con possibili danni e smottamenti. Che dall’altra parte si sia scavato, è decisamente evidente dalla muraglia di massi e blocchi rocciosi che ci troviamo davanti.
Valicata la finestra si entra nella Sala della F-Rana vera e propria. Anche qui si trovano massi accatastati e la prima cosa che si nota è la scaletta che sale in una fessura sul soffitto. Gli speleologi di Schio, valutata la difficoltà e la pericolosità dello scavo nella frana che ostruiva la saletta, valutarono che era meglio seguire l’aria della fessura sul soffitto ed iniziarono ad allargarla artificialmente. Purtroppo la fessura non si allargava, ma con tenacia proseguirono con l’allargamento per un lungo tratto fino a desistere (punto 64 del rilievo).
Lo scavo nella frana è stato fatto sul lato sinistro e, man mano che si proseguiva, si metteva in sicurezza puntellando con tubi innocenti dei guard-rail che bloccavano la frana che restava a destra, mentre a sinistra si aveva parete di roccia. Dopo un tratto di scavo meandreggiante, la condotta si abbassa decisamente con una verticale di circa 3 metri alla cui base si trova la targhetta del punto esatto in cui sono state congiunte Buso della Pisatela e Buso della Rana. Quest’ultimo tratto è stato richiuso dal movimento della frana in almeno un’occasione ed è quello più stretto e dove bisogna muoversi con estrema delicatezza ed attenzione. Segue un breve tratto da strisciare e finalmente si sbuca in Saletta Ultima Spiaggia, zona di frontiera del Buso della Rana, con la mitica targhetta arancione lasciata da Da Meda e Lanaro quando rilevarono questo tratto di grotta.
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