Ramo Megan Gale
Testo di Sandro Sedran
Normalmente il ramo Megan Gale viene percorso da monte verso valle e cioè entrando dall’ingresso alto della Pisatela, scendendo per il camino Pater Noster, per poi percorrere tutta la Pisatela ed uscire dall’ingresso basso, compiendo una stupenda traversata. Lo descriveremo in questo senso.
Per entrare dall’ingresso alto ricordiamo che esiste una particolare procedura per sbloccare la porta in acciaio che lo chiude ermeticamente, sia per motivi di sicurezza che per ripristinare il microclima originario. La scoperta del secondo ingresso si deve ad un grande lavoro di risalita del camino Pater Noster (50m), fatto dal basso, e successivo scavo dall’alto dopo che le prove con l’ARVA avevano dato pochi metri dalla superficie.
Il camino parte stretto per circa una decina di metri, fino al punto di calata nel vuoto. Colate calcitiche ci accompagnano nel primo tratto ed il pozzo si allarga progressivamente man mano che si scende. La calata resta sempre vicina alla parete, toccandola in qualche punto. Guardandosi attorno si notano camini e spaccature parallele.
Arrivati al fondo, sul lato est si trova una nicchia dove sostare al riparo da eventuale caduta sassi dal camino.
Da lì parte il cunicolo scavato dove infilarsi per strisciare qualche metro fino ad intercettare lo slargo di un camino. Ancora giù a carponi ed un altro tratto pancia a terra fino ad incontrare una finestra sulla destra che ci fa entrare in una saletta da cui, a valle, parte la stretta diaclasi del Megan Gale vero e proprio.
Da monte, invece, arriva un rametto attivo caratterizzato da numerose zone di crollo che hanno sotterrato il corso idrico. Subito bisogna strisciare a destra per superare un tratto impraticabile; poi si incontra una zona più ampia con grandi fette di roccia staccatesi dal soffitto sopra cui passare. Il ramo termina su un restringimento causato da una frana di roccia bianca minuta. La frana è stata scavata a sinistra, dove scorre il ruscello e ci si bagna un po’ strisciando. Si continua in ambienti meno ampi fino al tunnel dove c’è lo scavo in corso da parte del Gruppo Grotte Schio. C’è aria, quindi sembra promettente.
Il Ramo Megan Gale, ha un nome (per chi conosce il personaggio) che evoca perfettamente la sua fisionomia: è un’alta e stretta “fessura” ricca di “curve” dove si avanza “eretti”, tranne nella parte a valle dove bisogna “infilarsi” e strisciare nella parte bassa “umida”.
Si tratta quindi di una diaclasi lavorata e modellata dall’acqua che scorreva a pelo libero con poca portata, insufficiente ad allargare la fessura, ma adatta solo a modellarla ed approfondirla. Il passaggio si trova sempre agevolmente al livello basale; solo il sacco comporta fatica nell’avanzamento. Dopo una curva ad “S” si trova uno sbarramento di calcite che obbliga a salire di un paio di metri per superarlo nella parte alta più larga. Giunti alla grande curva a “U” s’inizia a strisciare. La fessura nella parte alta è impraticabile, mentre sotto l’acqua ha allargato maggiormente il fondo creando una bella condotta lavorata a scallops. Il rettilineo finale alterna tratti da fare carponi, un breve tratto in cui si riesce a stare in piedi (bellissimo, molto concrezionato) e la strisciata finale in ammollo su una lunga pozza permanente.
L’arrivo nella Sala Faedo è un momento di meritato relax e riposo dalle fatiche fatte.
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