Ramo Giacobbi
Testo di Sandro Sedran
I numeri tra parentesi si riferiscono a precisi punti nel rilievo.
Il Ramo Giacobbi è il collettore principale di tutto il Buso della Pisatela; le sue generose dimensioni, unite a tratti molto spettacolari, rendono la progressione estremamente piacevole.
L’ingresso avviene dalla Sala dell’Orda; il passaggio in frana, scoperto nel 2000, si trova costeggiando una ventina di metri lungo la parete sinistra, partendo dal saltino d’accesso alla sala.
Si scende tra i massi di frana per circa cinque metri, aiutati da qualche staffa (ma c’è pure una corda), e si entra in una galleria dalla pareti scure. Dopo poco ricompare l’attivo che arriva dal Ramo a Sud, dopo aver attraversato sotto la Sala dell’Orda.
Di fronte a noi la volta si abbassa notevolmente ed inizia il lago dello Stargate, teatro di gelidi bagni per i primi esploratori della grotta. Quando la grotta è in piena, questo lago sifona e diventa intransitabile. In magra o in morbida si passa, ma sempre bagnandosi almeno fino all’inguine.
Per questo, per restare asciutti, almeno all’andata, si preferisce prendere il doppio by-pass.
Prima dello Stargate, si stacca a destra una condotta circolare che consente di arrivare a valle del lago all’inizio del Ramo Schio. Ricordiamo che questa condotta fossile, una volta, era completamente occlusa dal fango ed è stata aperta solo nel 2006 grazie ad un’intuizione di Piergaetano Marchioro.
Alla destra del lago (10) si trova un basso passaggio con fondo di argilla compatta che procede in salita fino a sbucare in una sala dal fondo sabbioso. A destra parte l’Anello, un altro by-pass per accedere alla Sala delle Mogli con la piena. In alto a sinistra parte una condotta rettilinea in salita dove si procede a carponi per qualche decina di metri. Attenzione a non perdere il primo foro nella roccia che s’incontra a sinistra. Appena imboccato, ignorare la condotta che abbiamo di fronte (va bene lo stesso, ma ci sono più difficoltà) e fare una retroversione di 180° prendendo quella sopra la nostra testa che va nella direzione opposta.
Siamo ora in una saletta fangosa da cui parte la corda del P15 che ci fa scendere nelle condotte fossili del Ramo Giacobbi. Spalle al pozzo, a sinistra si accede allo Stargate, all’estrema destra c’è diramazione del Ramo del Sorriso che termina sotto un camino (19), mentre a destra abbiamo una finestra che ci fa andare finalmente nel Giacobbi, non prima di aver percorso una breve cengia con corda ed aver sceso gli ultimi metri fino a giungere sull’attivo.
Come detto in precedenza, lo Stargate viene percorso generalmente al ritorno per risparmiare tempo, dato che bagnarsi non darà noia visto che si uscirà dalla grotta. Quindi, dal Giacobbi verso Sala dell’Orda, si entra nel lago con l’acqua che arriva presto al ginocchio. L’ambiente è largo ed irregolarmente basso; solo il primo vede dove mette i piedi perchè poi si alza il limo che intorbidisce l’acqua e non consente di vedere i massi a scalino dove montare.
A destra, verso monte, la condotta è più stretta con sezione triangolare ed acqua che arriva quasi al petto; si ricongiunge con l’accesso dal by-pass in prossimità del traversino su corda.
Verso valle, il soffitto inizia progressivamente ad abbassarsi fino al pelo dell’acqua; sulla destra c’è una specie di canale di volta che consente giusto giusto alla testa di passare, restando con il busto piegato in avanti. La volta si rialza in prossimità della parte più fonda del lago, quella che va verso il Ramo Schio, ma restando a destra non ci si bagna più di tanto e si giunge finalmente dall’altra parte dello Stargate.
Durante le prime esplorazioni il lago aveva un livello molto più alto di quello attuale e, per passare (non era ancora stato scoperto il passaggio verso il Ramo Schio) bisognava fare il bagno totale. Si era soliti spogliarsi completamente, restando solo in mutande, e passare il lago con i vestiti all’asciutto sopra una mezza tanica di plastica che faceva da barchetta. Dopo la scoperta del Ramo Schio, il livello del lago è stato abbassato disostruendo il bordo a valle.
Il Ramo Giacobbi parte con una galleria larga due ed alta sei metri che aumenta progressivamente le sue dimensioni man mano che si avanza. Sul fondo il torrente si è scavato la via meandreggiante lasciando sui lati depositi di argilla mista a sabbia e ciottoli.
Dopo una leggera curva verso destra, il torrente si manterrà costantemente sulla nostra sinistra. A destra gli ambienti si spalancano in prossimità della Sala Apocalisse (20), situata in alto e che, al momento, non presenta prosecuzioni. Restando bassi, al primo bivio, si prende la condotta a destra, ignorando la via attiva di sinistra, che costringe per pochi metri ad avanzare a carponi fino ad una sala col fondo ingombro di massi di crollo.
Il torrente compie un’ampia curva ad “U” (22) in prossimità dell’intersezione di faglie, ma il percorso passa più in alto tagliando la curva. Un intasamento franoso, proveniente da destra, costringe a superarlo restando alti, ma poi, tornati al livello dell’attivo, s’incontra a sinistra la partenza (23) del Ramo dei 120 e di Acqualandia.
Si abbandona nuovamente l’attivo per salire verso destra; passati sotto una zona di abbondante stillicidio, ci si abbassa verso un passaggio riccamente concrezionato: la Bocca dello Squalo (28).
Oltre le dimensioni della galleria aumentano notevolmente. Salito uno scalino si percorre la parte alta lasciando il canyon dell’attivo che scorre in basso, parzialmente ricoperto da depositi di crollo, ma anch’esso percorribile. Proprio in questa zona l’attivo intercetta la partenza del Ramo delle Gettate, raggiungibile più facilmente da monte tornando indietro una volta superata l’ostruzione franosa e tornando sull’attivo (29).
Da questo punto in poi si cammina sempre all’interno del corso d’acqua. Questa volta s’ignora la deviazione fossile alta (31), da cui scende un arrivo d’acqua, e ci s’infila in una stretta, ma comoda, condotta con la roccia pesantemente lavorata dall’azione disgregatrice dell’acqua. Ritornati nel largo ci attende uno dei tratti più caratteristici di tutta la grotta: il Tunnel. Si tratta di una lunga condotta rettilinea con il soffitto incredibilmente piatto. La sua morfologia si deve ad un particolare momento genetico della grotta: la condotta è stata progressivamente riempita quasi completamente da detriti ed argilla costringendo l’acqua a scorrere nella parte alta levigando il soffitto ed i lati. In una fase successiva, l’acqua è riuscita a rimuovere parzialmente il deposito (i cui resti sono ancora ben visibili ai lati della condotta) e tornare a scorrere qualche metro più in basso.
In corrispondenza dell’incrocio (32) con il ramo del Brutto Anatroccolo, che poi diventa Cigno, si trova il bellissimo Laghetto delle Fate che fa da anticamera ad uno dei tratti più belli della Pisatela. La roccia viva su cui scorre l’acqua è tutta lavorata a scallops, mentre dal soffitto pendono spettacolari gruppi di stalattiti dalla sezione ellissoidale. Già in corrispondenza del lago, è possibile osservare sulle stalattiti numerose diramazioni cresciute ortogonalmente, alcune di dimensioni importanti. Qua e là ci sono pure dei piccoli ciuffetti di eccentriche a rendere ancora più magico il luogo.
Qui il ramo curva a destra di 90° e l’acqua, dopo aver formato un bel laghetto contornato da concrezioni, inizia a scorrere sul lato destro sopra la roccia tutta lavorata a scallops.
Ai lati della galleria meandreggiante iniziano a notarsi depositi gessosi che, con il loro biancore, caratterizzeranno un lungo tratto del Ramo Giacobbi.
Alla nostra destra si nota nella parte alta un’imponente galleria fossile che, poco più avanti, passa sopra al ramo attivo in corrispondenza di una zona di grossi blocchi di crollo. E’ possible visitarla, con arrampicatina delicata, fino al suo sbocco alto in prossimità della Sala Tira Bora, per poi tornare sui propri passi.
Poco oltre i macigni si arriva nella Sala Bianca che deve il nome ai notevoli depositi di gesso che ricoprono tutti i detriti crollati dalla volta a cupola della sala. Sul soffitto si notano i caratteristici colori viola-rossi di antichi depositi piroclastici. Sul lato destro fa bella mostra di sè un bel gruppo di concrezioni.
Si entra ora in una zona piuttosto incasinata, se si guarda il rilievo, a causa della sovrapposizione di più gallerie.
Poco oltre Sala Bianca, da sinistra arriva una condottina che consente di salire al salone Tira Bora. Qualche metro più avanti troviamo, sempre a sinistra, il collegamento più ampio con il salone, ma con un alto scalino abbastanza verticale, arrampicabile, volendo, sul lato destro.
Il ramo attivo piega invece verso destra e la condotta si trasforma in un laminatoio obliquo con l’acqua che scorre sul lato destro.
La galleria si amplia in una zona caotica con il fondo ricoperto di blocchi crollati e l’acqua che scorre sotto. A sinistra si accede nella Galleria Bassa: a sinistra prosegue carponi per una decina di metri, a destra conduce invece ad una spettacolare zona esageratamente concrezionata. Un basso passaggio tra le concrezioni consente di proseguire ancora una ventina di metri fino al suo termine sul punto 56 del rilievo.
Continuando nella galleria principale, si supera un altro laminatoio obliquo e poco oltre la condotta si biforca per poi giungere sempre nel medesimo punto: la cascata (punto 44 del rilievo). La biforcazione bassa risale l’attivo e giunge alla base della cascata, in un punto cieco. La biforcazione fossile, risale invece su blocchi di crollo fino ad arrivare sul bordo del pozzo in cui si getta l’acqua proveniente dalla stretta diaclasi del Ramo della Cascata, raggiungibile con un traverso su cengia esposta armato fisso.
Da questo punto si può risalire ulteriormente dalla parte opposta alla cangia della cascata per dirigersi verso il salone Tira Bora. Si entra un’ampia stanza fossile con un piccolo arrivo sulla destra, impraticabile, caratterizzato da neri ciottoli di basalto. Verso valle parte una condotta che va a ricongiungersi alto con il Giacobbi. A monte si risale una frana compatta, superando un basso passaggio, e si entra nella zona intermedia del salone Tira Bora (punto 41 del rilievo). Da qui parte il Ramo Franoso.
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