Ramo della Cascata
Testo di Sandro Sedran
Il Ramo della Cascata è la parte a monte del Ramo Giacobbi e potrebbe quindi essere considerato a tutti gli effetti un unico ramo.
Esso parte da una cascata (punto 44 del rilievo) che fuoriesce da una stretta ed alta fessura nella roccia e si getta in un pozzo (raggiungibile anche dal basso) con un salto di circa 5 metri.
L’accesso al ramo avviene tramite una cengia attrezzata con un traverso assicurato con funi fisse. Fortunatamente l’acqua non esce dal bordo del salto, ma s’infila in una marmitta un metro più a monte e fuoriesce all’altezza della cengia, evitando così agli speleologi di bagnarsi la parte alta del corpo. La salita dello scalino è stata recentemente attrezzata con corda da utilizzarsi con gli attrezzi da salita e discesa e non più solo con la longe.
Ci troviamo a percorrere per circa 60 metri un alto meandro con larghezza che varia da uno a due metri. Ogni tanto qualche concrezione abbellisce le pareti e, in un paio di occasioni, ostruisce il passaggio obbligando a superarle in arrampicata.
Si sbuca in una larga condotta caratterizzata da uno specchio di faglia che corre lungo tutto il lato destro, con un’ostruzione di materiale di crollo che va superata passando più comodamente da sotto.
Dalla parte opposta, al termine della faglia, parte a sinistra la diramazione per il Ramo Sinistro della Cascata (punto 45 del rilievo) e della sua prosecuzione denominata Ramo del Castello.
Il ramo prosegue verso nord-est con un tratto meandreggiante che poi assume una forma a T rovesciata, dove si prosegue carponi nella parte bassa lavorata a scallops. Esso compie tre decise curve di 90° e cambia direzione verso nord-ovest. Dopo uno slargo in alto a destra, il ramo prosegue abbastanza rettilineo ed anonimo, a parte uno stupendo, perfetto e rarissimo disco concrezionale, che solo i più attenti riusciranno a trovare. Al punto 46 del rilievo, una zona di crollo obbliga ad infilarsi in un passaggio attraverso i massi; qui il ramo fa una doppia curva di 90° regalandoci un angolo stupendamente concrezionato. Poco oltre un’altra sala ben concrezionata sulla cui parte bassa si trovano due brevi diramazioni cieche.
Inizia un tratto da fare carponi in leggera salita sopra gli scollamenti rocciosi dal soffitto. Occhi attenti troveranno uno stretto passaggio in salita sulla destra che immette in una instabile sala di crollo (punto 48 del rilievo) che poi ricongiunge con il ramo in una grande galleria (punto 49 del rilievo).
Continuando verso monte si entra in una grande sala allungata, con il fondo ingombro di materiale di crollo nella sua parte più alta. La prosecuzione è sul lato destro dove si giunge in una saletta riccamente concrezionata (prestare molta attenzione durante la progressione). Segue un lungo laminatoio bagnato che termina con il passaggio della Strettoia del Picco (punto 50 del rilievo), niente di impegnativo, che ci introduce nella Sala Monte Faedo.
A monte della sala, sul lato destro parte la diaclasi del Ramo Megan Gale. Sul lato sinistro, dietro allo scollamento di un grande blocco, parte il Ramo dei Picconatori. Ha la caratteristica presenza sul fondo di un deposito chiaro che sembra una colata calcitica, ma che in realtà dovrebbe essere uno strato di argilla compatta estremamente scivolosa. Il ramo si presenta sempre molto basso, inizialmente largo, ma va progressivamente restringendosi ed abbassandosi ulteriormente fino a diventare intransitabile. Data la scarsa circolazione d’aria, non si è ritenuto opportuno continuare l’esplorazione con disostruzioni. Esploratori e rilievo di Cesare Raumer e Flaviano Masetto.
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